“L’acqua è principio di tutte le cose, essa ha gran parte nella produzione de’ corpi; rende la natura feconda, nutricando le piante e gli alberi; e senza il suo concorso la terra, secca, abbruciata, priva di succhi, rimarrebbe sterile e presenterebbe alla vista un orribile diserto”
(Talete di Mileto, filosofo, VI sec. A. C.).
Sin dai tempi più remoti l’uomo ha riconosciuto nell’acqua la sorgente di tutta la vita. L’ acqua è l’elemento vitale da cui tutto nasce, il principio di tutte le cose e come tale è sempre stata considerata degna di venerazione. È il simbolo della continua creazione, del rinnovamento, della trasformazione. Fin dall’antichità è stata un elemento sacro, capace di generare e di purificare.
I corsi d’acqua nelle diverse culture hanno sempre avuto molta importanza per le popolazioni, per le quali l’acqua significava vita. Il Tigri e l’Eufrate con le loro piene periodiche hanno reso fertile la Mesopotamia e al tempo di Hammurabi (1700 a.C.) l’Eufrate era considerato la divinità principale. Anche Il fiume Giordano fu considerato sacro e Gesù venne battezzato nelle sue acque da Giovanni Battista. Il fiume Nilo, oltre ad assicurare i raccolti, era venerato dagli Egizi come una divinità.
L’acqua ha un ruolo di primaria importanza anche nelle religioni.
Ancor oggi il Gange, in India, rappresenta una divinità femminile per gli induisti e i devoti di Shiva si bagnano nelle sue acque per liberarsi della negatività. Dopo la cremazione dei morti, le ceneri vengono disperse nel fiume. “Chi ha il cuore puro, ha tutte le acque purificatrici del Gange a casa sua”, recita un proverbio indiano.
Nella religione Sikh l’acqua è sinonimo di purificazione. Non a caso, per consentire ai fedeli di effettuare il bagno rituale, un corso d’acqua circonda il Tempio d’Oro di Amritsar.
Per il mondo islamico l’acqua è dispensatrice di vita, è all’origine di tutti gli esseri viventi e, in quanto dono di Dio, ogni credente ha diritto ad essa. Anche nel rituale l’acqua è fondamentale per le abluzioni (dal latino “abluo” che significa portar via lavando) che i musulmani devono compiere prima della preghiera: l’acqua deve essere rigorosamente corrente e pura, non mescolata ad altre sostanze che possano alterarla.
Nella liturgia cristiana è prevista la benedizione dell’acqua, con la quale vengono benedetti luoghi, oggetti e persone. La parola “Battesimo” deriva dal greco e significa “immersione”, anticamente infatti il battesimo avveniva con la vera e propria immersione in una vasca d’acqua o anche nei fiumi.
Proprio per questo valore sacro che l’acqua porta con sé, dovremmo imparare a rispettarla e a non sprecarla. La vita vegetale, animale e umana è possibile solo ed esclusivamente grazie all’acqua. Riusciremmo a sopravvivere alla mancanza di cibo, a quella di acqua no. Noi stessi siamo fatti per il 70% di questo prezioso liquido, siamo praticamente gocce che camminano! Eppure la consideriamo poco, la diamo per scontata, la utilizziamo come se fosse una risorsa infinita. In Italia ne consumiamo più di 250 litri a testa ogni giorno. Risparmiare acqua dovrebbe diventare un imperativo ecologico. Non è un obiettivo irraggiungibile: basterebbero piccoli gesti quotidiani di buonsenso e di responsabilità che potrebbero diventare veri e propri stili di vita.
Tenete presente che ben più di un miliardo di persone, per buona parte concentrate in Africa, non ha accesso all’acqua potabile.
Leggete queste parole, osservate l’immagine e riflettete.
“Mi chiamo Randa, abito sulle rive del fiume Gambia, in Senegal. Ho quasi nove anni e sono felice di stare qui con la mia famiglia, gli amici e tutti gli abitanti del villaggio. Da quando ci sono i serbatoi qui al villaggio, non devo più fare due chilometri con il mio fratellino sulle spalle per prendere l’acqua. Al villaggio si vive meglio, i miei fratelli più piccoli non si ammalano più. Ha proprio ragione mio padre a ripetere di non sprecare mai l’acqua, perché l’acqua è vita; per noi è anche sacra, infatti i nostri antenati la consideravano una divinità.”
A CURA DELLA CLASSE 2A
I.C. Foscolo - Scuola Secondaria di 1ºg. di Vescovato
(prof. C. Tentoni)